Si chiamavano Lebensborn gli istituti dove il Terzo Reich allevava dalla nascita gli "ariani puri". Una donna nata in uno di questi istituti racconta oggi la sua storia e quella di migliaia di bambini strappati ai propri genitori e dati in adozione, per chiudere con un passato di cui non vuole più vergognarsi ma su cui ha voluto far luce.
Gisela Heidenreich è partita alla ricerca della propria identità e di quel padre che la madre le aveva a lungo nascosto. Il viaggio per il Lebensborn in Norvegia, in cui è nata come figlia illegittima di due tedeschi, si trasforma in un confronto diretto con l'anziana madre, mai disposta a rivelare più di quanto non scoprisse la figlia stessa. La donna, messa incinta da un uomo sposato, caposquadra delle SS della scuola per cadetti di Bad Tölzer, aveva partorito in maniera "discreta" presso l'istituto norvegese. Dopo la guerra, la figlia era dovuta tornare a Tölz in preda ad una tempesta di sentimenti: essendo nata ad Oslo, era oggetto di scherno, e inoltre la donna che credeva sua madre era in realtà la zia. La madre aveva minimizzato l'attività al Lebensborn come intermediazione per le pratiche di adozione e non era stata disposta ad aiutare un uomo che ricordava il periodo precedente l'adozione a ritrovare le sue origini dopo la guerra. Alla figlia aveva nascosto a lungo anche le sue testimonianze ai processi di Norimberga. Per anni, aveva sostenuto che il padre fosse morto; più tardi aveva confessato che era vivo, ma nella DDR e quindi impossibile da contattare. Le ricerche di Gisela la conducono invece da un padre affettuoso e interessato e a tre fratellastri.
Un servizio su Gisela Heidenreich dal titolo La bambina del Führer è stato realizzato dalla giornalista Chiara Rossotto e andato in onda nel 2003 nella rubrica del Tg3 Puntodonna.
(dal sito del Goethe-Institut: Gisela Heidenreich - Freschi di stampa)
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